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Mater et pater semper certi sunt!

Dopo lo scandalo dello scambio di embrioni al Pertini di Roma, è lecito che nelle coppie che hanno intrapreso la strada della fecondazione assistita sorga l’amletica e sconfortante domanda: “E se sbagliano provetta? E se avviene uno scambio di seme o ovociti o addirittura embrione?”
Certo, ogni centro che si rispetti, garantisce ai propri pazienti uno standard qualitativo certificato all’interno del quale è anche stabilito e autenticato un preciso protocollo di identificazione sia dei partner che del materiale biologico, ma dati i fatti accaduti, l’insorgere di dubbi è più che lecito.

laboratorio centro Eubios Fivet Prof. Zech Tutti i centri Fivet prof. Zech, di cui anche quello di Merano fa parte, ha un suo preciso e standardizzato protocollo che riguarda l’identificazione della coppia e del loro materiale biologico, sia nella fase di pick up che in quella di transfert.
Il primo step è il riconoscimento della coppia, che oltre ad essere individuata con tutti quelli che sono i classici dati anagrafici, è registrata all’interno di un sistema elettronico nel quale è presente una fotografia di entrambi i partner, oltre alla cartella clinica di ambedue. Questo serve affinché tutto lo staff che opera sulla coppia, segretarie, infermiere, medici e biologi possano controllare e verificare durante le varie fasi di prenotazione, visite, controlli, somministrazione di farmaci, pick up e trasfert l’identità dei pazienti. Ecco svelato il motivo del perché all’atto del primo colloquio le segretarie chiedono alla coppia di poter fare una fotografia!

Oltre a questo, nel momento in cui avviene la raccolta del seme, il prelievo degli ovociti e il transfert delle blastocisti medici, biologi e infermieri adottano sempre la tecnica delle domande attive, ovvero “Lei è il signor/signora?”, in modo da verificare che la risposta corrisponda a quanto riportato nei documenti. Tutte le provette, vetrini e materiale riconducibile alla coppia, dal momento in cui avviene l’inseminazione, sono identificate con il nome, cognome e data di nascita della donna, in modo da avere un unico soggetto identificativo e ridurre le possibilità di confusione. Nella fase di pick up e transfert, l’identificazione tra provetta e paziente viene controllata e autorizzata sia dal biologo che dal medico proprio perché ci sia una doppia verifica, e ogni verifica viene riportata nella cartella elettronica assieme alla certificazione elettronica di chi l’ha eseguita e documentata, lasciandone una traccia indelebile.

I colloqui di conoscenza con i medici, il rapporto che si instaura con le infermiere e le segretarie e i protocolli standardizzati di controllo e autenticazione in laboratorio fanno parte del concetto di qualità e affidabilità che contraddistingue tutti i centri di fecondazione assistita che fanno parte del network Prof. Zech e che hanno reso sul piano nazionale, la sede di Merano così famosa.


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